lunedì 13 dicembre 2010

Comunicazione & Mass Media

Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre,
ma nell’avere nuovi occhi.
Marcel Proust


Introduzione

Prima di affrontare l’argomento principe della mia tesina, ho deciso di proporre alcune riflessioni riguardo il concetto, spesso inflazionato, di progresso.
Che cos’è il progresso, questo termine che ha avuto grande importanza nella storia dell’uomo ed è stato oggetto delle interpretazioni più disparate?
Il progresso è il perfezionamento o miglioramento che, col passare del tempo, può avvenire in qualsiasi campo: economico, sociale, politico e letterario .
Un esempio di progresso tecnologico alla massima potenza è rappresentato dalla nascita dei mass media.
Gli esseri umani hanno elaborato un sistema complesso di comunicazione che consente di trasferire mediante segni auditivi e visivi qualunque genere di informazione, fondata su sensi linguistici convenzionali, il cui significato deve essere noto sia all'emittente sia al ricevente, e mediante i quali si possono comunicare emozioni e sentimenti, informazioni pratiche e teoriche.
L'origine della comunicazione linguistica è da tempo oggetto di studio e sembra che già appartenesse all'uomo di Neanderthal.
La grande varietà dei codici linguistici, che da allora sono stati prodotti, mostra la velocità di trasformazione della comunicazione umana, nella quale alla forma verbale si è affiancata spesso anche una forma scritta.




La televisione

Ho deciso di prendere in considerazione un particolare tipo di progresso che si è sviluppato in maniera esponenziale nell’ultimo cinquantennio e che coinvolge in forma più specifica la televisione .

Quest’ultima ha cambiato la vita della stragrande maggioranza degli uomini e, da un punto di vista sociologico, è uno dei mezzi di comunicazione di massa tra i più diffusi e apprezzati.
Proprio per questo risulta essere anche il più discusso; già da molto tempo, prima Karl Popper e J. Condry nel 1994 e, ancora, vent'anni prima Pasolini, si occuparono dell'influenza della tv sui bambini e sono in corso tutt'ora indagini e approfondimenti sulle ore che, soprattutto i bambini, devono passare davanti alla tv.
Ma quando è nato questo fenomeno di importanza ormai capitale che, per la sua semplicità d’uso e per il suo basso costo, ha affiancato sempre più efficacemente la stampa e la radio?
Il termine "televisione" venne stabilito il 10 marzo 1947 durante la conferenza mondiale delle radiocomunicazioni di Atlantic City dai delegati di 60 nazioni che, altresì, stabilirono di adottare come abbreviazione la sigla "TV".
Da allora in poi l’uomo non ha potuto più farne a meno: la troviamo ormai in tutte le case, negli alberghi, nei bar ecc.
Inoltre i contenuti sono stati col tempo perfezionati, migliorate le immagini e i suoni, arrivando ad avere palinsesti che attirano persone di tutte le età: i bambini guardano con entusiasmo i cartoni animati , gli adulti i telegiornali, negli ultimi anni sono particolarmente seguiti i reality show e le fiction , ma anche miniserie televisive, documentari, varietà, programmi sportivi ecc.
Per diffondere questi programmi esistono molteplici canali che sono chiamati emittenti televisive, reti televisive, canali televisivi o emittenti tv.
Ogni emittente ha un proprio nome che la identifica e un editore che ne cura i contenuti.
La rete per telecomunicazioni con cui l’emittente televisiva viene diffusa agli utenti può essere di proprietà dell’editore dell’emittente ma anche di proprietà altrui.
Se la rete di telecomunicazioni è di proprietà altrui l'editore paga per l'affitto della rete; fa eccezione il caso in cui l'emittente viene offerta all'interno di una piattaforma televisiva, in questo caso è il provider della piattaforma televisiva che paga l'editore dell'emittente televisiva per poter offrire l'emittente all'interno della propria piattaforma.
La televisione è uno dei mezzi di comunicazione più utilizzati nel mondo.




Mass media

Mass media è un termine di uso internazionale; si tratta di un'espressione inglese costruita però con una parola latina: media (plurale di medium) che significa “mezzi”.
Questi ultimi sono: giornali, quotidiani, periodici, radio, televisione, cinema, manifesti ecc.





La caratteristica principale dei mass media è quella di utilizzare una tecnologia che consente di inviare messaggi simultaneamente al maggior numero possibile di destinatari.
I prodotti più moderni e più rivoluzionari di questa tecnologia sono senza dubbio la radio, la televisione e, in questi ultimi anni, la telematica.
Tuttavia la storia dei media comincia, in realtà, assai prima.
Infatti ad essa appartengono senza dubbio i geroglifici sugli obelischi egiziani e i bassorilievi della Colonna Traiana, così come le sculture e gli affreschi delle cattedrali medioevali.
Addirittura, anche senza risalire ai tempi remoti della storia o della preistoria, si può affermare che il primo dei media moderni sia stato inventato in Germania verso la metà del XV secolo, quando Johann Gutenberg per primo adottò la stampa a caratteri mobili.



















Il quarto potere: la stampa

All’invenzione della stampa va ricondotto lo sviluppo del giornalismo, ovvero quell'attività di raccolta e diffusione di notizie considerate di interesse generale e trasmesse attraverso la carta stampata.
Il primo quotidiano nacque a Lipsia nel 1660 con il titolo di Leipziger Zeitung.
Quattro anni dopo, in Italia, compariva la Gazzetta di Mantova, che prendeva il nome da una moneta veneziana; la gazzetta, corrispondente al costo del foglio.
Il giornale si affermò come strumento di divulgazione durante l'Illuminismo e conobbe un forte sviluppo nella prima metà dell'Ottocento quando in Inghilterra comparvero i giornali popolari a tiratura di “massa”, i cosiddetti penny papers: fatti di cronaca.
Per il giornalismo furono decisivi gli anni settanta e ottanta dell'Ottocento, durante i quali negli Stati Uniti nacquero veri e propri imperi della carta stampata.


Giornalismo e opinione pubblica

I giornali divennero un potente mezzo per la formazione dell’opinione pubblica e per la costruzione del consenso interno a determinate decisioni.
A fine Ottocento la comparsa di nuovi mezzi di comunicazione incise in profondità sulla cultura popolare delle città e delle aree rurali.
I nuovi media nacquero non soltanto con fini di influenza ideologico-educativa, ma per esigenza del popolo.
Durante gli anni del naturalismo, del verismo e del positivismo, infatti, nasce il pubblico di massa, favorito gradualmente grazie al generale benessere del continente, portato da innovazioni tecnologiche ed economiche nonché sociali, che sfocia in una scolarizzazione e quindi istruzione di massa.


Le frontiere della comunicazione

Nel giro di pochi anni gli orizzonti della comunicazione si sono allargati grazie alla nuova frontiera raggiunta; la telematica, ovvero la combinazione di due tecnologie, quella delle tecnologie informatiche e quella delle telecomunicazioni.
La sua diffusione, il suo sviluppo, sta determinando una vera e propria rivoluzione, non solo nei sistemi produttivi e nei servizi, ma anche nelle nostre abitudini. In essa si sommano i progressi dei mezzi di comunicazione come telefoni cellulari e comunicazioni satellitari a quelli nel settore informatico dei personal computer, che ormai condizionano molti aspetti della nostra vita. Infatti, chi oggi dispone di un pc e di un apparecchio radiomobile come il telefono cellulare può accedere facilmente a internet da qualsiasi luogo esso si possa trovare.

Le origini di internet e gli sviluppi più recenti

Questo complesso sistema di comunicazione è nato negli U.S.A, nel clima politico della guerra fredda, verso la fine degli anni cinquanta, come risoluzione di un problema strategico al centro delle ricerche del ministero della difesa: come mettere in contatto i centri nevralgici del paese nel caso in cui i nodi della comunicazione fossero stati distrutti o occupati dal nemico. Così, per risolvere il problema, venne progettata una rete (net) in grado di collegare a distanza, attraverso linee telefoniche, diversi computer per la raccolta e l'elaborazione di
dati. Questo sistema di comunicazione prese il nome, dal nome del centro studi del pentagono(Advanced Research projects), di ArpaNet, che utilizzava la trasmissione di dati da un calcolatore al successivo a catena, collegate come un rombo.
Successivamente, alla fine degli anni ottanta, iniziò la massiccia diffusione dei personal computer che aprivano le porte dell'accesso a internet a tutta la società; così, dai grandi elaboratori dei centri di calcolo, nasceva l'era - che tra l'altro è tutt'ora in corso - dei computer da tavolo i quali, attraverso la linea telefonica e un modem, ermisero di abbattere i confini di accesso alle informazioni di tutto il mondo.
Con la crescita della produzione e della vendita di grandi quantità di personal computer “famigliari”, la necessità di fare nuove conoscenza della società si sposta dal reale al virtuale e questa spinta si può considerare probabilmente l’impulso verso i primi social-network, dove milioni o anche miliardi di utenti possono conoscersi e dialogare attraverso chat dedicate.

Fenomenologia del sito più cool del momento: facebook




Ma che cosa piace di Facebook?
Ciò che attrae particolarmente è che è meno impegnativo di altri social network.
Paolo Ferri, professore di Teoria e tecnica dei nuovi media all'università Bicocca di Milano:

“Non bisogna costruire un proprio spazio, ma basta mettere una foto per il proprio profilo e a tutto il resto pensano gli amici che ci contattano su Facebook”.

Infatti, oltre a contenere alcune informazioni personali, la pagina del profilo su Fb è formata soprattutto dalle novità provenienti dagli amici. Stare su Facebook è diverso che tenere un blog.

P. Ferri:

"Avere un diario su Internet può essere frustrante, soprattutto quando nessuno commenta i nostri post. Su Facebook, invece, ti senti comunque parte di una comunità a prescindere da come e quanto aggiorni la tua pagina".

Ciò avviene perché ritrovare una persona di cui si erano perse le tracce non è faticoso: basta scambiarsi un saluto, chiedere come va e il contatto è ristabilito; non c'è bisogno di incontrarsi fisicamente o sentirsi per telefono.
A sottolineare la componente di socializzazione di Fb sono anche i gruppi a cui si può partecipare.
Ce ne sono di tutti i tipi: dai più fatui, come quelli che riuniscono i tifosi di squadre di calcio, i fan delle star dello spettacolo, del cinema o di serie televisive, a quelli più impegnati, che seguono campagne umanitarie o battaglie civili.
Su Fb impazzano anche i giochi e i quiz, sviluppati dagli utenti stessi. Ce ne sono circa cinquantamila e sono una delle chiavi del suo successo: ci si sfida a colpi di test di intelligenza, videogiochi e altre amenità simili.

Giovanni Boccia Artieri, docente di Sociologia dei nuovi media all'Università di Urbino spiega:

Facebook ha sfondato perché meglio di altri social network riesce a mettere insieme informazione e intrattenimento sfruttando la teoria dei sei gradi di separazione”.

Questo social network ti cattura. Per molte persone diventa un passatempo irresistibile visto che con un solo sito è possibile giocare, informarsi, divertirsi, guardare le foto degli amici, incontrare persone che non si sentono da tanto tempo, chattare e farsi gli affari degli altri.
Lo dimostra anche una ricerca dell'Università Bicocca di Milano: il 70% degli studenti universitari fa parte di un social network e passa davanti a Internet 25-30 ore la settimana, contro le sole cinque dedicate alla televisione.
Il successo di Fb è talmente dirompente che sta creando alcuni problemi soprattutto in diversi ambienti di lavoro.
C’è chi ha perso il posto per il troppo tempo passato su Fb.
Per questo gli anglofoni lo hanno ribattezzato 'social not-working', facendo capire che gli iscritti a Fb e agli altri social network non combinano molto sul posto di lavoro, così come gli studenti nelle ore di studio.
Oltre alla carenza di produttività, un altro rischio legato a Fb è la violazione della privacy in tutti i settori: dal sentimentale al professionale.
Ormai dobbiamo abituarci a vivere questo grado di sovraesposizione: con Internet e le reti sociali siamo arrivati a un punto di non ritorno.
Riva:

"Sarebbe meglio non inserire il numero del telefonino (lo fa un terzo della popolazione di Fb) o l'indirizzo di casa (un utente su quattro lo mette), a meno che non sia necessario".






Conclusione

Da diversi anni a questa parte la stampa, la TV, la radio e, più in generale, tutti i media, hanno dato un inestimabile contributo alla comunicazione, giusta o sbagliata, di notizie, sfruttando l’influenza che essi hanno su gran parte della popolazione mondiale.
Quello che ho notato raccogliendo appunti, studi didattici e ricerche più approfondite è che nel passato, nei primi anni dopo la nascita della stampa, quest’ultima veniva utilizzata per diffondere informazioni che riguardavano notizie importanti della propria città e solo più tardi del resto del mondo.
Con l'apparizione dei primi regimi totalitari, nei quali si concretizzò il monopolio dei mezzi di comunicazione, i governi a partito unico che stavano al comando dei diversi Stati utilizzarono questi mezzi per una propaganda di regime, cercando di inculcare idee razziali e politiche nelle menti della popolazione. Ora, nonostante tutti gli sforzi per superare i primi forti e improntati regimi politici, i notevoli progressi nell’ambito tecnologico e i passi da gigante nella trasmissione delle parti audio e radiofoniche, molte emittenti pubbliche o private pubblicizzano per ore, sia durante programmi televisivi che durante altre tipologie di programmi, prodotti alimentari, cosmetici e beni di largo consumo; ma soprattutto, sui canali più seguiti dai bambini, si vedono réclame di giochi, consolle altamente tecnologiche, così da condizionare in particolar modo le menti dei piccoli bambini, oltre a quelle di molti adulti.
Ciò dimostra che il cambiamento della società ha comportato, non solo la possibilità di accedere ad una mole di informazioni da un sempre maggior numero di canali, ma anche un altro aspetto da non sottovalutare: la pubblicità sta diventando talmente parte delle nostre vite, da non accorgerci che ci sono alcuni messaggi, spesso indiretti e dunque più sottilmente invasivi, che stanno diventando parte di noi. Se la pubblicità non desse i suoi frutti, allora le multinazionali non avrebbero ragione di spendere tanti capitali; invece i frutti ci sono e questo significa che attraverso la pubblicità si concretizzano azioni volte al consumo non ragionato, ma indotto.
I mezzi di comunicazione si “prestano” alla pubblicità, diventando quindi media, cioè mezzi, attraverso cui veicolare qualsiasi tipo di messaggio, con tutti i rischi che questo comporta.
Per concludere, dunque, ritengo che l’utilizzo e la fruizione dei mezzi di comunicazione di massa debbano essere consapevoli, conoscere di che tipo di medium si tratta e, in base a questo, rendersi capaci di porsi in un atteggiamento critico nei confronti dei messaggi veicolati dai mass media.

mercoledì 29 aprile 2009

Salve!


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